Lo so, manca ancora un mese alla fine dell'anno ma, guardando le prossime uscite nella sale, non credo ci sia qualche pellicola in grado di farmi cambiare idea.
Drive è uno di quei film che vorresti non finisse mai, uno di quelli che ti tiene attaccato allo schermo senza darti la possibilità di non apprezzarlo, di non innamorartene.
Attualmente non è più in programmazione nei cinema, vi consiglio di guardarlo appena verrà pubblicato nelle home edition.

I punti a favore di questo lavoro
Un grande contributo alla causa viene fornito dalla potente colonna sonora, presente fin dalla prima scena del film, realizzata da Cliff Martinez.
La regia affidata al norvegese Nicolas Winding Refn (vincitore del premio per la miglior regia all'ultimo Festival di Cannes), imperdibile la sua "Trilogia di Pusher".
Il personaggio principale, il driver del quale non sapremo mai il nome, è Ryan Gosling, l'ebreo naziskin di The Believer.

Il cast che circonda il nostro driver è di tutto rispetto.
Vorrei fare una citazione particolare per Bryan Cranston, uno degli attori che seguo maggiormente grazie anche all'enorme successo di Breaking Bad, una famosa serie-tv.
Prima di vederlo, non mi ero documentato molto sul film. Spesso evito di guardare trailer per non lasciarmi influenzare nè condizionare.
Ero all'oscuro su tutto e mi sono piacevolmente sorpreso nel trovare Cranston in azione.
Trama
Siamo a Los Angeles.
Il driver è uno stuntman che lavora nell'industria hollywoodiana e in un'officina.
Incontra la sua vicina di casa nel posteggio di un market e si offre per accompagnare a casa lei e suo figlio; la loro macchina non ne voleva sapere di mettersi in moto.

Tra i due scatta qualcosa, complice la lontananza del marito carcerato.
E fin qui potrebbe sembrare qualcosa di ovvio, di banale, di già visto.
Niente di più sbagliato.
Durante tutta la durata del film, 100 minuti tondi tondi, dallo schermo proveniva una massiccia dose di adrenalina, condita da musiche elettroniche che acceleravano lo scorrere del sangue nelle mie vene.
Drive ti prende e ti rapisce. Ti entra dentro e non riesce più ad uscirne perchè sei tu ad impedirglielo.
Non voglio svelare ulteriori particolari, guardatelo prima possibile.
La frase
"Dammi ora e luogo, ti do cinque minuti. Qualunque cosa accada in quei cinque minuti sono con te ma, ti avverto, qualunque cosa accada un minuto dopo sei da solo. Io guido e basta."



Ho notato un uso ripetitivo di termini come subitaneo e aggrottare le sopracciglia.
Ogni volta che l'autore doveva descrivere un'azione/reazione veloce, immediata, repentina ha sempre e solo usato l'espressione già citata sopra.
Mi sembra anche strano che i personaggi di questo romanzo dovessero aggrottare le sopracciglia così frequentemente.
Volevo prestarlo a qualche mio amico, prima di leggerlo.
Adesso lo regalerò al mio peggior nemico."
La notte eterna di un coniglio che non emoziona, non incute timore, non fa niente di niente se non attendere molto lentamente la fine del libro.
Il fatto che nel frattempo sia protagonista, attivo, di scene splatter è un'aggravante.
Non viene in aiuto nemmeno come ferma-tavolo, nel caso in cui abbiate dei problemi di equilibrio in cucina, viste le oltre 400 pagine.
Un bel mattonazzo con cui far ben poco, non ci si può nemmeno costruire un rifugio nucleare.