mercoledì 30 novembre 2011

Il miglior film del 2011


Lo so, manca ancora un mese alla fine dell'anno ma, guardando le prossime uscite nella sale, non credo ci sia qualche pellicola in grado di farmi cambiare idea.
Drive è uno di quei film che vorresti non finisse mai, uno di quelli che ti tiene attaccato allo schermo senza darti la possibilità di non apprezzarlo, di non innamorartene.

Attualmente non è più in programmazione nei cinema, vi consiglio di guardarlo appena verrà pubblicato nelle home edition.





I punti a favore di questo lavoro
Un grande contributo alla causa viene fornito dalla potente colonna sonora, presente fin dalla prima scena del film, realizzata da Cliff Martinez.
La regia affidata al norvegese Nicolas Winding Refn (vincitore del premio per la miglior regia all'ultimo Festival di Cannes), imperdibile la sua "Trilogia di Pusher".
Il personaggio principale, il driver del quale non sapremo mai il nome, è Ryan Gosling, l'ebreo naziskin di The Believer.


Il cast che circonda il nostro driver è di tutto rispetto.
Vorrei fare una citazione particolare per Bryan Cranston, uno degli attori che seguo maggiormente grazie anche all'enorme successo di Breaking Bad, una famosa serie-tv.
Prima di vederlo, non mi ero documentato molto sul film. Spesso evito di guardare trailer per non lasciarmi influenzare nè condizionare.
Ero all'oscuro su tutto e mi sono piacevolmente sorpreso nel trovare Cranston in azione.

Trama
Siamo a Los Angeles.
Il driver è uno stuntman che lavora nell'industria hollywoodiana e in un'officina.
Incontra la sua vicina di casa nel posteggio di un market e si offre per accompagnare a casa lei e suo figlio; la loro macchina non ne voleva sapere di mettersi in moto.
Tra i due scatta qualcosa, complice la lontananza del marito carcerato.
E fin qui potrebbe sembrare qualcosa di ovvio, di banale, di già visto.
Niente di più sbagliato.
Durante tutta la durata del film, 100 minuti tondi tondi, dallo schermo proveniva una massiccia dose di adrenalina, condita da musiche elettroniche che acceleravano lo scorrere del sangue nelle mie vene.
Drive ti prende e ti rapisce. Ti entra dentro e non riesce più ad uscirne perchè sei tu ad impedirglielo.

Non voglio svelare ulteriori particolari, guardatelo prima possibile.

La frase
"Dammi ora e luogo, ti do cinque minuti. Qualunque cosa accada in quei cinque minuti sono con te ma, ti avverto, qualunque cosa accada un minuto dopo sei da solo. Io guido e basta."

Accettate un con(s)iglio!!!

Poche volte ho desiderato di leggere un libro come mi è capitato per questo romanzo di Giacomo Gardumi.

Qualche giorno fa scrissi queste parole:
"Libro scritto da cani.
Ho notato un uso ripetitivo di termini come
subitaneo e aggrottare le sopracciglia.
Ogni volta che l'autore doveva descrivere un'azione/reazione veloce, immediata, repentina ha sempre e solo usato l'espressione già citata sopra.
Mi sembra anche strano che i personaggi di questo romanzo dovessero
aggrottare le sopracciglia così frequentemente.

Volevo prestarlo a qualche mio amico, prima di leggerlo.
Adesso lo regalerò al mio peggior nemico." 



La notte eterna di un coniglio che non emoziona, non incute timore, non fa niente di niente se non attendere molto lentamente la fine del libro.
Il fatto che nel frattempo sia protagonista, attivo, di scene splatter è un'aggravante.
Non viene in aiuto nemmeno come ferma-tavolo, nel caso in cui abbiate dei problemi di equilibrio in cucina, viste le oltre 400 pagine.
Un bel mattonazzo con cui far ben poco, non ci si può nemmeno costruire un rifugio nucleare.

Il giardino dei sentieri che si biforcano

Poi ti ritrovi un giorno, precisamente in tarda serata, a guardare una puntata di un telefilm che ti appassiona.
Quello che non sai è ciò che sta per accadere; quello che non conosci è il tuo futuro.
Non hai avuto un Flashforward, non appartieni al telefilm, la tua vita è lontana anni luce dagli avvenimenti narrati.
Ti ritrovi in questo giorno, in questa sera, a guardare questa puntata di questo telefilm.
Il titolo non ti lascia indifferente. Ami le parole ed ami il suono che esse producono quanto vengono pronunciate.

The Garden of Forking Paths, tradotto come Il giardino dei sentieri che si biforcano, acquista ancora più poesia.
La puntata del telefilm è bella, niente da dire.

Esci, soliti amici, solite chiacchiere e solita piacevole serata.
La tua stanchezza ti spinge al rientro in casa, dove potrai finalmente riposarti un po'.

Giunge il mattino e, dopo i preparativi per affrontare la giornata (droghe sintetiche miste ad alcohol), sei pronto per uscire di casa.

Come di consueto prendi un libro da leggere nel tragitto verso l'ufficio.
Il precedente l'hai finito il giorno prima - piccola parentesi, davvero pessimo ma ne parlerò in seguito - e quindi devi sceglierne uno nuovo.
Il volume che richiama la tua attenzione è Finzioni di Jorge Luis Borges, una raccolta di racconti dello scrittore Argentino.
Sfogliando l'indice noti qualcosa che ti spinge fino a questo momento, fino alla creazione di questo blog.

Copio da Wikipedia
Finzioni si struttura in due parti: Il giardino dei sentieri che si biforcano e Artifici.

A questo punto, c'è qualcosa che non torna.

Il futuro è fuori che ci aspetta, il tempo è già stato vissuto ed è tutto passato. Quello che vediamo noi sono solo i nostri ricordi.
Era destino che vedessi quella puntata ed era destino che il mattino dopo iniziassi a leggere una raccolta ad essa legata.

Non so quale futuro mi attenda ma sono certo che, in un uno dei tanti sentieri che si biforcano, sarò sempre vivo.